La storia quotidiana è la più genuina materia storica, perché in essa scorrono le energie di un racconto continuamente verificato dai fatti concreti, dalle emozioni latenti ed emergenti, da ciò che rimane e ci appartiene. (Marc Bloch)

Cos'è e a chi si rivolge:

Avete presente gli album di famiglia? Quei grossi volumi in cui i nonni e i genitori hanno custodito per generazioni foto, lettere e biglietti sbiaditi dal tempo? Erano in grado, una pagina alla volta, di farci ripercorrere storie di vita, intuire affetti profondi, scoprire luoghi del cuore. Quanti racconti ed energie potrebbe contenere un album capace di tessere tra loro le memorie private di un intero paese o quartiere? Ogni intreccio rappresenterebbe uno sguardo inedito sui luoghi che viviamo, ogni nodo una nuova consapevolezza sulle strade che percorriamo. Questo è il cuore del nuovo progetto di Riverrun: una piattaforma per creare digital libraries di comunità nei luoghi marginali d'Italia, dalle periferie urbane alle aree rurali spopolate, fino ai territori montani e alle zone del terzo paesaggio. Non si tratta di una semplice raccolta di racconti e di documenti storici, ma di un vero e proprio memoriale partecipato, libero e gratuito, in cui gli abitanti possono inserire autonomamente immagini, documenti e ricordi del proprio vissuto personale, custoditi nelle proprie case, contribuendo a comporre un grande affresco corale partecipato.

Chi siamo:

L’iniziativa è stata ideata e coordinata da Riverrun, un centro di innovazione culturale che applica i processi creativi dell’arte a progetti sperimentali dal forte impatto sociale. Realizziamo progetti che spaziano dall’innovazione sociale alla rigenerazione urbana, dall’educazione non formale allo sviluppo locale, incentrati su pratiche di democrazia partecipativa. Utilizziamo strumenti come il teatro, la gamification, le nuove tecnologie, lo storytelling, il podcasting e l’arte relazionale. L’intento è quello di modificare le forme della società per renderle più inclusive ed eque, aumentando consapevolezza, coinvolgimento diretto e responsabilità nei cittadini. Riverrun ha sede a Cagliari e Roma e opera alla realizzazione della sua mission in collaborazione con reti di partenariato regionali, nazionali e internazionali.

Perché creare il proprio archivio digitale di comunità?

Per costruire un'autobiografia collettiva

Da questa idea di storia, plurale ed empatica, nasce una Digital Library di Comunità, un archivio web aperto, gratuito e implementabile, che raccoglie foto, video, documenti e quant'altro racconti la storia di un luogo e dei suoi abitanti. È un'autobiografia diffusa, che parte dal “chi eravamo” per comporre il “chi siamo ora”, tracciando il percorso di una comunità, per catturarne il genius loci, lo spirito del luogo. La Digital Library si propone di svelarne l'intima essenza attraverso l'accumulo di micro-frammenti di vita, contenuta nei documenti privati che gli abitanti donano alla collettività a titolo gratuito. Ne risulta un affresco storico condiviso, vibrante, intimo, a volte contraddittorio, in esso il genius loci si colora di una nuova luce e prospettiva: dare senso, e dunque futuro, al convivere in quel luogo.

Per riattivare il legame sociale

Come spesso accade, soprattutto nelle dinamiche partecipative dal basso, il processo è più importante del prodotto. Inizialmente, soprattutto nei luoghi marginali, l'energia sociale che si incontra è spenta o colma di rabbia e risentimento. Il conflitto interno, più o meno espresso, agisce come un blocco sociale che dissipa le forze in dinamiche inutili e circoli viziosi che ostacolano la collaborazione e lo sviluppo. Il processo della co-creazione di una digital library rompe questo stallo. Via via che il processo si radica e si diffonde, l'energia si riattiva e con essa il processo di riscrittura e immaginazione collettiva a servizio di un nuovo racconto del luogo. Le tracce del passato divengono il pretesto per rinsaldare il legante sociale, che si riaccende grazie a questa rimemorazione innescata dalla raccolta e archiviazione collettiva. La rabbia si trasforma in volontà di rivalsa. Le nuove tecnologie divengono così preziose alleate capaci di portare un reale beneficio a chi le usa per il bene comune.

Per agire e non subire i big data

Come uscire dall’idea che i dati digitali siano solo utili per fini statistici e/o commerciali? Come contrastare quella tendenza estrattiva che trasforma sempre più le nostre vite e le nostre azioni in informazioni a uso e consumo del mercato e delle multinazionali? La digital library prova a cambiare di segno e di senso tutto ciò. Qui i dati collezionati online vogliono essere strumento di autoconsapevolezza e autodeterminazione, a servizio cioè delle stesse comunità marginali in cui vengono attivati i processi. Luoghi che troppo spesso hanno smarrito il senso della propria storia e del proprio cammino, cannibalizzati da narrazioni esterne funzionali a mantenerli nel ghetto in cui sono caduti. La digital library è invece un processo di emancipazione e riappropriazione che proprio grazie ai big data diviene strumento collettivo per orientarsi nel presente e agire il proprio futuro, in riscatto alle logiche di speculazione, marginalizzazione e sfruttamento subite.

Per nutrire gli scambi intergenerazionali

Il coinvolgimento dei giovani, che aiutano a compiere la ricerca in situ (all'interno dei contesti famigliari, di paese o di quartiere) e a digitalizzare i materiali raccolti, innesca un processo profondo di scambio e di interazione, incentrato sulla trasmissione orale, empatica e personale della memoria storica, che assume così nuove dimensioni prospettiche. Gli oggetti, i documenti e i luoghi si vivificano e ritornano a essere racconto, caricandosi di emozioni, vita, immaginazione e possibilità. La riattivazione di relazioni intergenerazionali di qualità crea nelle parti coinvolte un interesse autentico e genuino verso il confronto, il dialogo e la trasmissione dei saperi inerenti quello specifico luogo. Inoltre, la trasmissione “calda”, cioè diretta ed emozionale dei ricordi, fa crescere al contempo la qualità dei legami, il senso di comunità, la consapevolezza e la cura. Le distanze tra generazioni si accorciano, consentendo un riavvicinamento che pone le basi per un futuro costruito su cooperazione, fiducia e intelligenza collettiva.

Per contrastare la dispersione degli archivi privati

Ogni volta che si perde “un modo di stare al mondo” svanisce un pezzetto di quella realtà. Quante volte ci è capitato di vedere nei cassonetti o marciapiedi delle nostre città scatoloni pieni di foto, lettere, documenti, vecchi libri e altri oggetti appartenuti a un abitante che non c’è più, senza saper cosa fare per salvarli dal camion dei rifiuti? L’essenza di un luogo è composta dalla somma delle vite e dei gesti di chi lo abita e più riusciamo a raccontare e testimoniare queste vite, a raccoglierne le tracce materiali e immateriali che producono, più saremo vicini alla verità di e su quel luogo. La Digital Library è quindi una sorta di arca di Noè digitale, sempre aperta ad accogliere nuovi contributi e dove, anche chi viene incaricato di svuotare una cantina, può inserirci ciò che trova, salvandolo dall’oblio. Un’arca di Noè nella quale tutto ciò che è espressione di quel luogo ha diritto d’asilo, democraticamente e orizzontalmente.

Per trasformare ciò che è privato in un bene comune

La decisione di condividere i propri ricordi famigliari è un gesto che rompe la dicotomia pubblico/privato aprendoci a un nuovo orizzonte: quello del bene comune, spazio cooperativo privo della tara sovranista del possesso e del potere e del noi contrapposto al voi. Tutto ciò rafforza una nuova idea di comunità, non più escludente e divisiva, ma aperta e cooperativa. Attraverso il processo di co-creazione di una digital library si può rafforzare questa fiducia nel bene comune e ciò accade almeno in due modi: la cooperazione e il riconoscimento del contributo reciproco genera tra tutti i partecipanti un senso di sicurezza, gratitudine e mutualismo; diffondendo l’idea che l’unica verità praticabile sia quella plurale, composita e contradditoria che proprio le digital libraries incarnano.

Per arginare la solitudine digitale

L'isolamento digitale, sempre più diffuso, ci sta portando a vivere in una dimensione artificiale e semplificata, costruita a uso e consumo del mercato. È paradossale che la tecnologia, che nasce per facilitare l'accesso alla conoscenza, per creare occasione di interazione e confronto, contribuisca nei fatti ad accrescere il sentimento di solitudine e frustrazione. La sfida che il nostro progetto accoglie è invece quella di usare la tecnologia per creare relazioni autentiche e significative, rafforzare l'intelligenza collettiva e agevolare inclusione, partecipazione e valorizzazione delle singolarità. La Digital Library propone una formula semplice: potenziare gli incontri reali tra le persone e i luoghi, riattivando l'interesse per la vita sociale e culturale delle comunità. Lo stimolo dei racconti, accadimenti, personaggi e ricordi custoditi, ma anche la scoperta dei piccoli mosaici incastonati tra i muri delle case e delle piazze del luogo sono quindi un invito a riaccendere la voglia di stare insieme, socializzare, confrontarsi e crescere.

Per valorizzare la marginalità

Global/glocal sono espressioni che connotano con diverse sfumature il non-luogo del web. A questo non-luogo smaterializzato contrapponiamo l’iper-luogo delle digital libraries, dove il vero oggetto di interesse non è il risultato del progetto, cioè la collezione dei documenti, ma ciò che emerge da questa collezione: la ricchezza di quella specifica forma di vita collettiva, che i Latini chiamavano genius loci. Questo elemento conserva un forte valore di rivalsa, di riappropriazione politica, in luoghi in cui vige una narrazione tossica e colonialista, che si esprime con retoriche e toponomastiche che generano senso di estraneità e di lontananza. Ciò che appare piccolo e insignificante, marginale appunto, o che conserva senso in una dimensione esclusivamente privata, riacquista forza e vigore pubblico, politico, che emerge per contrastare la perdita di orizzonte condiviso e la rassegnazione verso una storia già scritta, verso una traiettoria già segnata. Questa forza genera un nuovo racconto condiviso e partecipato, una nuova consapevolezza rispetto al chi siamo e al chi vorremmo essere; riaccende uno storytelling agito collettivamente e denso di creatività e voglia di riappropriazione.

Per una genealogia territoriale condivisa

Attraverso l'individuazione della genealogia di un luogo si possono rintracciare le ragioni antiche di certi elementi che ancora vi abitano e che rimarrebbero apparentemente inspiegabili se fossero lasciati nella loro dimensione di frammento, sganciati dalle cause e dalle ragioni profonde che li hanno generati. Invece, attraverso questo sforzo congiunto di ricostruzione della memoria collettiva, proprio grazie all'intelligenza e al sentire comune e a partire dai pezzetti di storia individuale raccolti, si compone, passo dopo passo, il grande puzzle in cui riconoscere il senso della nostra origine, delle tappe evolutive, dei miti fondativi, dei toponimi, dei simboli, dei riti e dei miti che danno senso a quella specifica comunità. Ogni singolo ricordo viene riassemblato per costruire la genealogia del luogo, che non è solamente connessa con la successione lineare del tempo, ma che ha struttura reticolare, micelica, che simula e rispecchia la connessione digitale che ne è il supporto. Ma se la struttura della rete è in mano ai motori di ricerca, ai mega-server e agli algoritmi, quella dei luoghi quotidiani e reali, delle case e delle strade in cui viviamo, appartiene a noi!

Per proporre un nuovo modo di scoprire i luoghi

Si fa un gran parlare di turismo esperienziale, come se fosse non l’ultima trovata furba con cui il turismo estrattivo si rinnova, ma qualcosa di davvero innovativo, capace finalmente di saziare quel senso di vuoto che si porta a casa chiunque ritorni in aereo da un week end mordi e fuggi passato in qualche località esotica o cosiddetta d’arte. Bene, a questo genere di fruizione preconfezionata e bulimica le digital libraries preferiscono stimolare un incontro più libero e autentico con un territorio e chi lo abita. Libero perché le possibilità vengono solo suggerite dall’archivio online e ciascuno può trovare tra i documenti la propria personalissima chiave per aprire la porta dell’incontro con il luogo. Un incontro autentico perché i materiali contenuti ci mettono immediatamente e profondamente in contatto con le vite degli abitanti che lo popolano, aprendoci a mille reali possibilità di connessione e confronto. Perché gli archivi non hanno l’obiettivo di guidarci alla scoperta delle bellezze architettoniche, dei tratti folkloristici, dei personaggi famosi, ma di facilitare questo incontro.

next generation eu e ministero della cultura